
“In questo modo giocavano gli INDI, con una palla gonfiata che colpivano con il deretano abbassandosi fino a terra. Una pelle rigida, per consentire un solido rimbalzo della palla, ricopriva le parti posteriori. Portavano anche dei guanti di pelle“. COME SI VEDE, NELL’IMMAGINE SOPRA PROPOSTA fatta con disegno a penna colorato all’acquerello, ora nel CODICE CHE DA LUI HA PRESO NOME (conservato al Museo di Norimberga), Cristoph Weiditz (nel XVI secolo al seguito di CORTEZ e dei CONQUISTATORI SPAGNOLI) verisimilmente ha rappresentato la prima PALLA DI CAUCCIU’ nota nel mondo. All’epoca, data la SCOPERTA DI UN NUOVO MONDO era comune che tra i “Conquistadores” vi fossero personaggi deputati ad effigiare immagini che si sarebbero potute disperdere con le guerre = rimane emblematico ed enigmatico anche questo RITRATTO DAL VIVO DELL’ULTIMO IMPERATORE INCA.
Con la PALLA DI CAUCCIU’, molto più efficiente delle PALLE E DEI PALLONI (realizzati comprimendo stracci od usando pelli animali diversamente riempite e quindi ben cucite) utilizzati in molti dei GIUOCHI STORICI DI CUI QUI SI PROPONE UN ESAURIENTE INDICE TEMATICO variamente in uso in Europa, gli Amerindiani giocavano in grandi SFERISTERI OVE SI PRATICAVA UNA SORTA DI GIUOCO SACRO DETTO “POK-A-TOK”, DAGLI EUROPEI PRESTO DEFINITO “GIUOCO DELLA PALLA”.
Può sorprendere come, anche, alla base del loro tipo di PALLONE e della loro ABILITA’ risiedette l’affermazione, con crescente successo anche per le rappresentazioni ludiche anche come giocolieri con altri attrezzi cui furono costretti come schiavi ad esibirsi dietro compenso a pro dei padroni in Europa dai talora criminosi MARCANTI DI MERAVIGLIE nelle Corti ma poi anche nelle Piazze in occasione di Fiere e Mercati.
Nel gioco, se così vogliamo chiamare quella che primieramente era una cerimonia, si affrontavano due squadre rispettivamente costituite da sette giocatori che dovevano far passare la palla negli anelli (uno di questi si vede nell’immagine proposta) utilizzando i gomiti, i polsi, le cosce e le mani (sull’uso delle mani con verosimiglianza i narratori antichi non concordano).
La palla, che era di caucciù, superava i cinque chilogrammi di peso, per cui la vittoria era sempre e comunque una sorta di impresa nel corso della quale nell’interpretazione di Pietro Martire d’Anghiera testimone oculare ai tempi della Conquista del Nuovo Mondo il capitano della squadra vincitrice avrebbe avuto diritto a tutti i vestiti e gioielli degli spettatori mentre all’opposto il capitano della squadra sconfitta avendo alterato gli equilibri universali, anche facendo cadere a terra la palla, sì da consegnarla all’oscurità e alle tenebre invece che al sole sarbbe stato sacrificato agli Dei.
Le ragioni formali di questa distruzione sono qui leggibili per intiero nelle “LETTERE DI FERDINANDO CORTES AL SERENISSIMO ED INVITTISSIMO IMPERATORE CARLO V INTORNO AI FATTI DELLA NUOVA SPAGNA O MESSICO anche se le sue affermazioni (si VEDA DOVE SCRIVE DEI TEMPLI E DELLA RELIGIONE AZTECA) sono state abbondantemente riviste da storici e studiosi.